mercoledì 9 aprile 2014

MACCHINA DA STAMPA: LA MONOTYPE

-“ È introdotto in un reparto speciale silenzioso; e lì il proto gli mostra una macchina nuova: un pachiderma piatto, nero, basso; una bestiaccia mostruosa, che mangia piombo e caca libri. È una monotype perfezionata, senza complicazioni d'assi, di ruote, di pulegge, senza il ballo strepitoso della matrice. Ti dico una vera bestia, un pachiderma, che si ruguma quieto quieto il suo lungo nastro di carta traforata. “Fa tutto da sé - dice il proto al mio amico. - Tu non hai che a darle da mangiare di tanto in tanto i suoi pani di piombo, e starla a guardare.” Il mio amico si sente cascare il fiato e le braccia. Ridursi a un tale ufficio, un uomo, un artista! Peggio d'un mozzo di stalla... Stare a guardia di quella bestiaccia nera, che fa tutto da sé, e che non vuol da lui altro servizio, che d'aver messo in bocca, di tanto in tanto, il suo cibo, quei pani di piombo!


Tratto dal quaderno I, capitolo V, pag 61.

Nella descrizione dell'arrivo a Roma di Serafino, Pirandello racconta l'aneddoto di un senzatetto e abile suonatore di violino attraverso le parole di Simone Pau (trama), il quale rifiuta un occasione di lavoro perché non vuole perdere la dignità umana e "sottomettersi alla macchina" che in questo caso non è rappresentata dalla cinepresa, bensì da una macchina per le stampe utilizzata a quei tempi nelle tipografie.

DIZIONARIO: pulegge;



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