“Tutte le considerazioni da me fatte in principio sulla mia sorte
miserabile e su quella di tanti altri condannati come me a non esser altro che
una mano che gira una manovella, hanno per punto di partenza quest'uomo
incontrato la prima sera del mio arrivo a Roma. Certamente ho potuto farle,
perché anch'io mi sono ridotto a quest'ufficio di servitore d'una macchina; ma
son venute dopo.”
(pag 62)
(pag 62)
Questo sicuramente è un altro passo da dove si scorge questa
idea negativa che si ha della macchina, che sembra riprendere le riflessioni di
George Basalla secondo cui nel passaggio al mondo della meccanizzazione, non è
più la macchina ad essere una protesi dell’uomo ma è l’uomo ad essere una
protesi della macchina, in quanto essa lavora da sola e l’uomo deve provvedere
solo a creare e controllare le condizioni giuste affinché il suo lavoro sia
continuo e di qualità.
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